Nature vive

Nel 2007 il mio amico Jaber mi ha proposto di condividere il suo studio romano per via delle sue frequenti assenze per viaggi. Da circa 15 anni avevo abbandonato la fotografia di studio ed è stato per me come ritrovare un vecchio amore. Sono sempre stato affascinato dalla costruzione in studio di un set fotografico e sono partito da uno still life “ la coppa con uva “ in cui i frutti cominciavano ad appassire e da lì ho proseguito e la ricerca continua cercando di indagare la trasformazione dei cibi nella decomposizione . Non so quando finirò.

Testo di Pino Perna per “ Nature Vive “

PRIMIZIE   ( apparizioni e comparizioni )

Piccole esistenze soffocate dalla luce e confinate nella solitudine del limbo. Esistenze trattenute nella terra di nessuno e obbligate a resistere alla vita e alla morte. Emozioni spente in un reticolo di fredda fiamma,imprigionate e condannate all’attesa perenne.

Presenze agonizzanti sorprese da uno sguardo paziente e feroce che, lentamente, mutila e fraziona la vita dei condannati.

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Sotto un lume algido sfilano piccoli reclusi putrefatti, costantemente spiati come animali in trappola. A nessuno è concesso abbandonarsi alle nebbie del sonno, ad ognuno è imposto di rimanere cosciente. L’occhio vitreo di Medusa stende la ragnatela iridescente che pietrifica ogni essenza e congela lo spazio e il tempo. Medusa non uccide e spegne le apparenze e trascina la vita nel vuoto affinchè essa rimanga fissata per sempre.

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Contro pareti morte posano deportati immobili :un fiore asciutto, un peperone traslucido ed un altro grinzoso disperatamente ancorati a frammenti di colore. Un melograno ibernato in una pellicola di plastica riflette lumi di color arancio, viola e amranto. Una melanzana implosa e un carciofo esploso : l’una si trasfigura in pagoda dalle guglie vetrificate, l’altro semina intorno corpi ammucchiati e disfatti. Una pannocchia mosaicata si genuflette rassegnata. Un grappolo d’uva impaurito cerca scampo nelle trasparenze luminose del giovane Caravaggio. Solo il tondo di una cipolla si rigenera nel disegno della propria ombra. Qualcosa si muove sul pomodoro mummificato : altre pallide vite divoreranno ciò che rimane del suo colore. Del suo dolore.

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Apparizioni insignificanti, destinate ad esistere solo in uno spazio neutro, denudate dei colori della vita e rivestite di stracci disseccati.

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Sracci acuminati travestono una castagna dalle grandi ali cristallizzate. Il suo è un volo congelato sostenuto da una forza immobile, tenace e invisibile. La stessa forza che sostiene la fusoliera di una carota dalla verde coda fluorescente. La stessa energia che solleva nel vuoto le arcaiche architetture di una radice di zenzero e la torre barocca di un zucchina bombardata.

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Sfilano su pareti morte ritratti di corpi muti e clandestini destinati a specchiarsi per sempre nell’occhio vitreo di Medusa.

Non vivranno mai.
Non moriranno mai.